giovedì 3 settembre 2015

Roma. Idonei e vincitori al concorso “300 istruttori amministrativi”, ma il Comune non li assume

 

 

Roma. Idonei e vincitori al concorso “300 istruttori amministrativi”, ma il Comune non li assume

 

 

Roma. "Santità, rispettosamente Le scrivono i vincitori e gli idonei del concorso “300 Istruttori amministrativi” uno dei più grandi concorsi pubblici mai banditi nella Capitale; siamo 1745 persone che da anni attendono una risposta dalle istituzioni alle quali ci siamo affidati, superando un pubblico concorso per la città che dovrebbe incarnare l’emblema del nostro paese". Così inizia una lunga lettera indirizzata a Papa Bergoglio scritta dagli istruttori amministrativi risultati idonei o vincitori del "concorsone" bandito dal Comune di Roma.

"Ad oggi migliaia di noi pur avendo maturato un diritto all'assunzione per aver superato un concorso lungo e complesso si vedono negare questa occasione", dice Carla Paoletti, membro del Comitato Istruttori Amministrativi per Roma Capitale, che aggiunge: "Abbiamo costituito un comitato che si batte affinché la legge venga applicata. Le nostre assunzioni sono fondamentali specie in concomitanza del Giubileo Santo, evento che vedrà Roma protagonista e forse non all'altezza di gestire una mole di servizi non indifferenti, causa gravosa carenza di personale certificata”.

“Se è con umiltà che ci rivolgiamo al Suo alto magistero, -proseguono nella lettera- sentiamo, per altro verso, di poter parlare prima ancora alla Sua sensibilità di Uomo verso le angosce e le difficoltà che i giovani devono affrontare nel loro cammino per l’affermazione, per una vita libera dall’asservimento al precariato o dalla condizione spettrale della mancanza di un impiego che impedisce d’assolvere qualsiasi ruolo sociale, familiare, umano. Il nostro riscatto lo abbiamo cercato ben quattro anni fa partecipando con speranza ed impegno ad una grande selezione pubblica indetta nella Città Capitale spirituale di molte genti ma non di chi ha scelto la via del merito e della integrità morale per conseguire l’atteso lavoro, ci sentiamo infatti rigettati, traditi da chi invece avrebbe dovuto accoglierci quali forze sane presso l’Amministrazione; abbiamo salutato in ultimo con gioia e grande aspettativa l’annuncio del Giubileo straordinario, quando tutta la Cristianità guarderà ancora una volta a Roma ed alla Città verrà richiesto un ulteriore sforzo di accoglienza, al quale vorremmo contribuire prestando finalmente la nostra opera. Rappresentiamo una generazione costretta a rinunciare ai propri ideali e alla quale non é consentito elevarsi, sballottati da promesse politiche ormai da anni. Abbiamo sacrificato il nostro tempo e atteso fino all'ultimo, ma i nostri diritti ci vengono negati. In migliaia abbiamo superato un iter durissimo, impegnativo, che per lungo tempo ha prosciugato le nostre energie, energie preziose di giovani laureati pronti a misurarsi e dare smalto col proprio entusiasmo alla nostra italietta, dove il merito non conta più nulla.

Molti di noi hanno rimandato progetti familiari, lavorativi, per buttarsi a capofitto in questa trincea; ultimo spiraglio occupazionale per professionisti meritevoli. E siamo qui con un pugno di mosche in mano. Il comune non ci assume, calpesta nostri sacrosanti diritti, per noi non ci sono ancora risorse – dicono – e poi apprendiamo di milioni e milioni di euro sperperati e dati in pasto ad un sistema criminale che ha depauperato la città dei servizi essenziali. Municipi in sciopero senza personale, strade dissestate, uffici al collasso senza tecnici, senza amministrativi. Hanno bisogno di noi. Siamo stati selezionati e ci é stato detto che l'urgenza era massima eppure siamo qui ad aspettare che qualcosa si concretizzi. A breve col Giubileo, evento di portata mondiale, Roma confermerà come città la magra figura che ormai tutti conoscono e che il New York Times ha documentato. Noi vogliamo essere protagonisti del cambiamento, possediamo lgia e il valore necessari per far cambiar rotta a questa città ma ci lasciano al nostro destino senza comunicarci cosa intendono fare delle nostre vite”.

E concludono: “Chiediamo una parola di conforto per la nostra storia, un intervento. Vorremmo incontrarLa in un’udienza, sentiamo che il Suo animo é vicino ai giovani, che i suoi messaggi sono ricchi di quel buon senso che oggi manca ai signori che grossolanamente prendono decisioni senza alcuna lungimiranza. Ci permettiamo di lasciare i nostri contatti auspicando possano essere forieri di un incontro assolutamente importante per noi e per le nostre vite”.

 

Fonti: Redazione Roma Fanpage

 

(Francesco Mulè)

 

 

 


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