sabato 26 dicembre 2020

Vallecrosia: festeggiato in mascherina il Santo Natale 2020 a Casa Rachele - Francesco Mulè

Vallecrosia: festeggiato in mascherina il Santo Natale 2020 a Casa Rachele


Vallecrosia. Mercoledì 23 dicembre, la RSA Casa Rachele ha festeggiato il Santo Natale 2020. In un anno così particolare, non poteva mancare l’arrivo di Babbo Natale, con l’ormai indispensabile mascherina e le giuste distanze sociosanitarie. I figli più piccini degli operatori della Casa si sono ritrovati nei giardinetti pubblici antistanti ad attendere l’Omone vestito di rosso. È stato emozionante osservare lo stupore e l’entusiasmo negli occhi dei più piccoli mentre gioiosi hanno ricevuto i doni. 
Per i più grandi, nella stessa occasione, il Consiglio di Amministrazione della Fondazione Rachele Zitomirski ha elargito una borsa di studio. I giovani, infatti, sono il nostro futuro e la Fondazione è fiera di dare un contributo alla loro crescita culturale.
Anche quest’anno, la Fondazione ha testimoniato, con un diploma, la dedizione al lavoro, nella RSA Casa Rachele, per 10 anni consecutivi, al direttore sanitario della struttura, il dott. Giorgio Augeri, e a Francesca Rossi. Ricorrenza particolare sono stati i 20 anni consecutivi alla capoturno Mirella Longo che per l’occasione ha ricevuto in dono anche uno splendido punto luce. Tutti i lavoratori sono stati accolti dal presidente della Fondazione Rachele Zitomirski, Rocco Noto, dal presidente della Cooperativa Zivia, Diego Cricca e  dagli intervenuti con un grande applauso, a testimonianza dell’apprezzamento per coloro che, con dedizione, operano quotidianamente per “mettere l’anziano al primo posto”. 
Il direttore Mauro Vicenzi si è rivolto a tutto il team di Casa Rachele in un ringraziamento particolare: “Grazie a Voi, questo Natale così strano, così difficile, così diverso, sarà pur sempre Natale. E questo rimarrà per sempre il regalo più straordinario che mai avreste potuto impacchettare. Un regalo straordinario, come straordinario è quanto ogni giorno avete compiuto per la difesa del fortino […] 
Personalmente sono ammirato e commosso dall’impegno da Voi profuso in questi lunghi mesi. Ero certo della professionalità e della dedizione al lavoro che Vi contraddistinguono, ma tale capacità di abnegazione e di spirito di sacrificio mi hanno profondamente colpito, rendendomi davvero orgoglioso di ciascuno di Voi. […] 
Permettetemi dunque di porgere gli auguri per queste imminenti festività. Buon Natale e Buon Anno Nuovo a Voi e ai Vostri cari, a nome mio, del presidente, dei consiglieri di Amministrazione della Fondazione R. Zitomirski e della Cooperativa Sociale Zivia. 
E con le parole del nostro Direttore, impegnandoci sempre di più, per rimanere una RSA senza Covid, auguriamo un sereno e felice Santo Natale.


venerdì 18 dicembre 2020

Avanguardia ed Arte in J. Evola - Francesco Mulè


 Avanguardia ed Arte in J. Evola

Julius Evola nacque da una famiglia siciliana di nobili origini. Fu un filosofo scomodo per tutti. In breve tempo divenne il più importante pittore dadaista dei tempied alcune sue opere sono ancora esposte al Museo Nazionale di arte moderna a Roma. La solitudine siderale di Evola ha sfidato i secoli e ha dovuto aprirsi da solo la via.
Giulio Cesare Andrea Evola, meglio conosciuto come Julius Evola (1898-1974) fu un grande filosofo, poeta, scrittore, esoterista italiano.
Interessante la presentazione svoltasi, alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma, in Via delle Belle Arti, di “Teoria e Pratica dell’Arte d’Avanguardia”, volume che raccoglie tutti gli scritti poetici, le foto dei dipinti e delle incisioni grafiche di Julius Evola ai più misconosciuto, il cui “Paesaggio interiore,  risulta essere l’espressione pittorica più nota, assieme al poetico “la parole obscure du paysage interieur”. La raccolta, la prima del suo genere, quanto a completezza ed interdisciplinarietà, sembra voler far propria quella che, di Evola, sembra esser, un’idea fissa: quella di un’Arte “totale”. Poesia, pittura, ma anche pensiero, qui trovano una comune ragion d’essere. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’esperienza artistica di Evola, non costituisce solamente una fase o un momento alfine superato in nome del passaggio alla ricerca teoretica, bensì un qualcosa di intimamente connesso ed interrelato ad essa. Evola, al pari di tanti altri a lui contemporanei, è figlio di quella tanto deprecata Modernità. Quella Modernità che, tra la fine del 19° secolo e gli inizi del 20°, vede esplodere tutte le sue contraddizioni, in bilico tra Avanguardia e Tradizione. È vero, vi è molto di ermetico nelle opere di Evola; ma si tratta, pur sempre, di una ricerca-percorso all’insegna di quell’Individuo Assoluto, sulla cui fisiologia spirituale egli stesso appunta la propria riflessione, sulla falsariga di quanto venne fatto dai vari Hegel, Nietzsche e poi Gentile, in un’epoca che, della “demolizione” della vecchia ed esausta metafisica avrebbe fatto il proprio “leit motiv”. Ed ecco allora l’idea di una “Tradizione” che, come già abbiamo avuto modo di vedere, della Modernità è diretto prodotto ed espressione, andando a costituire la fonte da cui dovrà andare ad attingere quell’Uomo Nuovo, nel suo porsi di fronte ad un mondo, ad una realtà che, ben presto, avrebbe deviato verso la strada dell’annichilamento Tecno Economico. Ed allora ecco che, ancora una volta, le opere di Evola, nel loro connettere pittura, poesia, teoresi, in un unico assemblamento di sensazioni, colori e suoni, altro non fanno se non indicarci la via per affrontare questa degenere Modernità. Tradizione non sta per conservazione, inazione, stasi, chiusura mentale, ma si fa qui archetipico propellente per spingere l’Uomo Nuovo a far “detonare” la Modernità, quella sua s’intende, diametralmente opposta, eppure così vicina alla sua attuale ed alienante consorella Tecno Economica. 


Bordighera. Mostra personale di Carla Bongioanni Via Al Mercato - Francesco Mulè

Bordighera. Mostra personale di Carla Bongioanni Via Al Mercato

Martedì 15 dicembre, ore  16,30, è stata inaugurata la mostra fotografica personale di Carla Bongioanni. Avvocato civilista, ha uno studio legale a Cuneo e a Mondovì; ha fortissima passione per la pittura e l'Arte in genere. L'inaugurazione è avvenuta nella sede dell'UCD e dell'ANPI in via Al Mercato 8, Bordighera. Il pubblico è invitato a visitare la mostra fotografica della brava artista dalle ore 16,30 in poi. L'esposizione rimarrà aperta,  tutti i giorni dalle ore 16 alle 18, fino a domenica 27 dicembre. L'ingresso è libero e gratuito.


domenica 13 dicembre 2020

Santa Lucia - Francesco Mulè

Domenica, 13 dicembre 2020, festa cristiana di Santa Lucia, Patrona della luce, che non porta la notte più lunga  
Lucia è la Santa della luce che rischiara l’inverno dopo la notte più lunga di tutti gli altri giorni dell'anno (così si credeva un tempo). Il suo martirio avvenne il 13 dicembre del 304. È una domenica festiva quella del 13 dicembre. È il giorno di Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia. Lucia è patrona, fra gli altri, di Siracusa, degli occhi, degli oculisti, dei ciechi e degli elettricisti. Si festeggia in questo giorno perché il suo martirio avvenne il 13 dicembre del 304. Orfana di padre. Pregando Sant’Agata per la salute della madre ebbe una visione della santa che le rispondeva: «Perché chiedi a me quello che puoi ottenere da sola?». La ragazza decise di consacrarsi al Signore dopo la guarigione materna e destinò tutto il suo patrimonio ai poveri. Il suo promesso sposo la denunciò come cristiana. Fu allora perseguita in base agli editti dell’imperatore Diocleziano. Venne minacciata di essere esposta fra le prostitute, ma il suo corpo diventò così pesante che non si riuscì a spostarla. Passò una notte insieme ai soldati e fu sottoposta a diversi tormenti, alla fine venne decapitata. 

Santa Lucia, come Babbo Natale, porta regali. In alcune regioni del Nord Italia esiste la tradizione della lettera scritta alla Santa per ricevere doni. I piccoli devono andare a letto presto e lasciare un po’ di cibo per Santa Lucia e fieno per l’asino che guida il suo carretto.
Dopo la morte, secondo la leggenda, la Santa sarebbe stata autorizzata a tornare sulla Terra per portare gioia ai bambini nella notte del 13 dicembre. Più probabile che sia stato l’imperatore Costantino, che portò la cristianità nell’Impero Romano, a scegliere il giorno del martirio di Lucia, come quello in cui si festeggiava al posto del pagano solstizio d’inverno.                                    Quella di Santa  Lucia non è la notte più lunga che ci sia. Prima dell’introduzione del calendario gregoriano, nel 1500, era vicina al solstizio d’inverno, ma, con il nuovo calendario, c’è una differenza di poco più di una settimana. Bisogna aspettare lunedì 21, quest’anno per la notte con la maggiore durata dell’anno, la notte del solstizio d’inverno.                                                            Molti riti ancora in voga in questa giornata sono legati alla luce. In Svezia la tradizione vuole che la figlia maggiore si vesta con un abito bianco e una cintura rossa e sulla testa una corona di foglie e sette candele. È lei a svegliare la famiglia portando i biscotti preparati il giorno prima.                    La dea antica che si collega a Lucia è Artemide, cui era consacrata l’isola siracusana di Ortigia. Sono entrambe vergini e Artemide è ricordata anche come dea della luce. C’è un’affinità anche con Demetra, dea dei campi. La leggenda vuole che la notte che precede il 13 dicembre la Santa voli sui campi con una corona di luce per riportare fertilità.                                                                       Santa Lucia viene di solito ritratta con un piattino su cui sono posati i suoi occhi. Non si trova però fondamento dell’episodio della santa che si strappa gli occhi. Il fatto che sia patrona della vista è legato al nome Lucia, dal latino lux, luce.
(Francesco Mulè)




mercoledì 2 dicembre 2020

Saronno. Per il trigesimo della scomparsa di Anna Rivello in Mulè

Saronno. Per il trigesimo della scomparsa di Anna Rivello in Mulè

Saronno. Presso lo storico santuario mariano della Beata Vergine dei Miracoli, è stata celebrata la Santa Messa, in ricordo della scomparsa di Anna Rivello, moglie di Francesco Mulè, deceduta alle 2,20 del 30 ottobre scorso. 
Erano  presenti,  con  la figlia Giusy, il genero Leopoldo Cosentino e i pochi intervenuti che sono stati ringraziati

(Francesco Mulè)