LA LUCE DELLA
FEDE
di
LINDA STAGNI E MARIO FESTA
UNA NOTA DI CRITICA
di Francesco Mulè
Linda Stagni e Mario Festa, due
poeti di Battipaglia, con al loro attivo varie pubblicazioni e un
curriculum vitae costellato di numerosi premi e riconoscimenti
letterari di grande rilievo per partecipazione a concorsi letterari
nazionali e internazionali.
Posso dire che la prima volta che
ho avuto modo di leggere i primi testi dei nostri due aedi, correva
in me la convinzione che entrambi avrebbero fatto strada nel mondo
della letteratura perché predisposti al racconto della vita e,
quindi, dell'uomo. Oggi, confermata tale convinzione, mi accorgo che
con la presente silloge sono riusciti, con tutta certezza, a valicare
i confini della terra mostrandosi all'altezza nell'affrontare nuove
tematiche.
In tempi di profonda crisi
economica, che stiamo, purtroppo, vivendo a livello mondiale, le
parole e i versi che oggi ci troviamo a leggere tra le pagine della
silloge poetica “La luce della fede” (Lumen fidei) di Linda
Stagni e Mario Festa, contribuiscono, senza alcun dubbio, a farci
ridimensionare tutti i nostri problemi materiali, di natura
sicuramente terrena, e vengono a proporci valori molto più elevati
e, quindi, spirituali e spiritualizzanti, dai quali dipende il vero
senso della vita; valori certamente da non trascurare.
Sono parole/rocce imponenti che
sfidano il tempo, che annullano la temporaneità di quel segmento
esistenziale dell'uomo e propongono il tutto all'affermazione di una
vita estranea al mondo, di quella vita vera, sicuramente predisposta
alla eternità spirituale, assolutamente convinti, i Nostri, che
“fides omnia vincit”.
Le parole di questo libretto
riescono a cogliere la meraviglia dell'anima nelle sue varie
apparizioni e nei suoi dettagli, suscitando emozioni e sentimenti
attraverso il gioco di luci, di toni, di forme, di colori, di
immagini. E, a proposito di parole, Michel de Montaigne scrisse: “Le
parole per metà appartengono a chi parla o a chi scrive, per l'altra
metà a chi ascolta o a chi legge”. Pensiero del grande scrittore,
filosofo e politico francese,' da noi assolutamente condiviso.
La lettura appassionata,
interessata e interessante dei versi 'stagniani' e 'festiani' ci
porta a capire che la quotidianità della vita non dipende dai beni
materiali ai quali l'uomo, da sempre, rimane “incollato”.
Fortunato quell'uomo per il quale giunge il momento in cui sente il
bisogno di aggrapparsi a Qualcuno immensamente più grande della
fragilità umana e, sicuramente, capace di (ri)sollevarsi e di
arricchirsi di qualcosa che non passa.
E, a questo punto, i nostri due
bravi cantori vengono a propinarci, con ricchezza di linguaggio e
argutezza di pensiero, l'importanza della fede, grazie alla quale si
viene a stabilire uno speciale dialogo uomo / Dio, attraverso
il quale, ci viene dai Nostri molto bene suggerito e
magistralmente insegnato, l'uomo rafforza l'identità della propria
anima e viene a costruire il cammino verso la salvezza eterna. La
fede è conoscenza della verità, verità dello spirito, della vita,
dell'Amore universale. Questo, molto brevemente, il messaggio che si
evince dalla lettura della silloge di cui sono brillanti autori Linda
Stagni e Mario Festa, buoni speleologi dell'interiorità e
ottimi maestri della parola che, con illuminata carica professionale,
riesce a parlare al cuore del lettore. La
parola è un tramite per indurre al risveglio quella entità
profonda che è insita nel nostro corpo.
“... ho sentito nella
sofferenza, / una mano tesa, verso me, / la tua mano tesa, in mio
aiuto, / mi sorreggeva nella caduta, / ho incontrato Te, silenzioso
Dio”. (E poi... ho incontrato Te). Profondità di pensiero e di
sentimento, oltre che di fede, nel vocabolario poetico e spirituale
di Linda Stagni che riesce a “muovere” e commuovere l'animo dei
suoi lettori.
Due cuori che cantano all'unisono
una sola voce: quella dell'anima che viene a schiudersi a più larghi
orizzonti di pensiero e di profonda interiorità verso un universo
poetico dalle tinte e dai toni più aperti e distensivi. Due forti
araldi della fede che, pel tramite dei loro versi, viene a custodire
e a coltivare la bellezza, l'amicizia, la fratellanza, la
solidarietà, l'amore.
Linda e Mario, due anime in una,
nelle liriche impregnate di carica spiritualizzante, nel libretto che
ho letto con molto piacere ed estremo interesse. Delicati
componimenti che mi hanno permesso di navigare, respirare e vivere
una poesia così vera e autentica; versi così dolci e profondamente
intensi da trascendere il continuo imperversare del materialismo dei
nostri giorni che la moderna tecnologia elargisce a profusione
all'uomo nella quotidianità terrena del nostro tempo.
“Tutto passa... / Perché
t'affanni, / ti dai tanto da fare / per conquistare / sempre più
beni terreni, / che sono destinati a finire? / Ciò che davvero conta
/ è accumulare tesori in cielo. / Spendi la tua vita per Dio. /
Lascia un'impronta di te / sui sentieri dell'eterno. / Solo il
Signore è vera ricchezza”.
(Tesori in cielo). Così Mario
Festa, disarmato dinnanzi ad una società d'egoismo e di opulenza
eppure disperatamente povera di calore umano.
Ha scritto il Petrarca: “la
poesia in quanto vera poesia è sempre sacra scrittura”. Pienamente
d'accordo con l'aretin poeta del Trecento (autore del Secretum
in cui Petrarca dialoga con Sant'Agostino, e del Canzoniere),
di conseguenza, con i Nostri che osannano, a tutto tondo nei loro
splendidi versi, la grandezza della Fede. E Ungaretti aveva così
scritto: “Oggi un poeta sa e risolutamente afferma che la poesia è
testimonianza d'Iddio”.
“Fede e coscienza -ci ricorda Sant'Agostino- ci portano a
interrogarci, viaggiando dentro le profondità di noi stessi, per
scrivere, nudi dentro, tanto e tutto col sangue della nostra anima”.
Ciò che il vescovo di Ippona (Tagaste 354 – Ippona 430) ha dato
agli altri è ciò che egli ha conquistato per se stesso.
La poesia dei Nostri è una continua ricerca della verità, una continua lotta contro l'errore; un'attività in versi rivolta a difendere e a chiarire i principi della fede, mediante una ricerca di cui la fede è più il risultato che il presupposto. Entrambi molto attenti nella composizione dei canti, scritti con vero amore, insomma, dettati molto rigorosamente dall'ispirazione. Poesia ricca di colori e di suoni, libera come libera è la loro psiche.
Poesia che ci parla con la libertà dei versi, non convenzionali, talvolta molto brevi. Versi che nascono dallo spessore e dalla bellezza della parola, così forte da impreziosire i frutti dell'immaginazione, di quella spiccata fantasia che dà voce e musica al loro pensiero, eccellente messaggero di vita. Dobbiamo riguardare alla poesia non soltanto come uno svago o componimento letterario, ma come un itinerario di conoscenza e sapienza alla portata di tutti. E, a tal proposito, anche Benedetto Croce ha così voluto sottolineare: “Nel filosofo accade il medesimo che nel poeta. Non è lui che filosofa, ma Dio o la natura”.
Con gli amici Linda e Mario ho avuto il piacere e l'onore di incontrare, da qualche anno (non di persona, purtroppo), due veri poeti, non professionisti (lo dico con orgoglio e con tutta la stima che ho di loro). Nell'arte della parola il professionismo non c'entra per niente, poiché non si possono confondere interiorità ed esteriorità, psiche e mondo esterno. I due nostri poeti sono dei veri e grandi esploratori dell'anima e, nella mia ferma certezza morale e intellettuale, posso sostenere e sottolineare che, essere poeta esploratore, non è affatto roba da poco.
Poesia, la loro, che si legge e si rilegge con piacere, poiché, ci si consenta una metafora, essa è come quel ramo molto robusto che lascia nidificare su di sé tutti i sogni del mondo. I loro canti, stupendamente musicali e coloriti, ci hanno dato modo di leggere la vita, la loro e quella dei numerosi lettori, nelle sue molteplici manifestazioni. Il risultato della nostra vita cristiana e la fede garantiscono “il felice incontro con il Nostro Signore” e ci danno quella “luce che illumina il nostro cammino esistenziale”.
Questi gli obiettivi che i Nostri perseguono: “educare ai valori religiosi ed etici, per contribuire al progresso morale della nostra società”.
“La fede non è via / per ottenere le grazie. / È un dono, attesa, / il felice incontro / con il Signore […] bussola che orienta / verso il bene […] La fede è forza, speranza, / respiro di vita e di libertà” . Così Mario Festa viene a spiegarci il significato della fede nella seconda lirica che porta il titolo della silloge: “La luce della fede”.
E aggiungiamo: “La fede è l'anima pura della cultura che si affaccia, ricca di luce e di calore, al mattino di ogni tempo”.
Non posso chiudere questa mia nota di critica alla poetica dei cari amici, che tanto di poesia e di sentimento sono riusciti a trasmettermi, senza aver prima sottolineato la ricchezza psicologica e filosofica dei versi della Stagni che, servendosi di una preziosa metafora, parlano con eleganza di espressione.
“Siamo metallo incandescente / nelle mani di un saggio fabbro. / Egli ci toglie dalla forgia ardente / e con precisi colpi ci forma / per smussare le nostre imperfezioni. / Nel percorso della vita / con gioie e dolori / ci forgia e ci modella, / per conformarci al suo progetto. / Solo quando avremo preso / la forma a Lui più grata / entreremo nella schiera / delle Sue creature prescelte”.
In entrambi i Nostri, e concludo, l'andamento dei testi è assolutamente colloquiale.
“La luce della fede”, poema della vita e libretto della spiritualità e della morale che entra facilmente nel cuore del lettore, affascinato dall'etica e dalla didattica della parola che dice tutto con la voce dell'anima. Linda Stagni e Mario Festa, conquistatori dell'animo umano.
Ad Astra!
Vallecrosia, 12/8/2013
Prof. Francesco Mulè
(Poeta,
critico letterario, promotore culturale, giornalista, Fondatore e
presidente del Circolo culturale “Smile”)
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