“Diario
di un emigrante” di Francesco Mulè
Desideri ed emozioni di ieri e
di oggi
Non c'è uomo su questa terra che
non coltivi un desiderio in cuor suo e non c'è epoca in cui sia
venuto meno in ciascun essere vivente il forte desiderio di crescita,
di felicità, di miglioramento materiale e di maggior serenità. Oggi
siamo maggiormente convinti che possedendo e acquistando ci si
avvicini di più alla cima della scala sociale. L'uomo di questi
nostri giorni insegue sempre di più il sogno della felicità, del
possesso, della sicurezza personale e sociale. Non poniamo tregua
quando ci accorgiamo di aver perduto quel piccolo spicchio di
sicurezza e, allora, ci rimettiamo a rincorrere il prossimo traguardo
di benessere.
Sicuramente l'uomo di oltre
sessant'anni può ricordare che i suoi desideri di quand'era bambino
erano molto più semplici: un piccolo cono gelato, una gassosa, un
ghiacciolo, qualche caramella alla menta, una delizia di zucchero
filato che faceva spalancare tanto di occhi a noi bambini.
Per la fiera della Madonna del
Rosario, che cadeva (se la memoria non mi inganna) la seconda
domenica di ottobre, acquistavamo, con poche lire, una manciata di
caldarroste che venivano preparate la sera sul posto tra Piazza Roma
(chiazza granni) e Piazza Umberto (chiazza picciula).
Che divertimenti per noi bambini,
di età tra gli otto e i tredici anni, che
scorrazzavamo per le due piazze al suono delle
trombettine, allo svolazzare dei palloncini acquistati con sole
cinque o al massimo dieci lire; si correva per le strade del paese
col
naso in su, seguendo l'aquilone costruito con
le nostre mani e con la nostra forte sete di divertirci portandolo
sempre più in alto col filo il più a lungo possibile. E i giochi
con le figurine dei calciatori che venivano acquistate col sistema
del baratto tra noi bambini. Tutto era un desiderio, ma un semplice
desiderio che ci appagava e serviva a riempirci l'intera giornata tra
lo studio e il divertimento.
Tutto questo, guidati e spinti dal
desiderio di divertirci fino allo stremo delle nostre energie. Sì,
era proprio così. Oggi, invece, quali desideri se non quelli
suscitati da 'mamma TV' che, per la maggior parte dei casi, vengono a
creare disturbi e disagi più che emozioni!?
E gli appuntamenti tanto attesi con
le giostre e in piazza Umberto I col cantastorie Ciccio Busacca che
con la chitarra ci portava a conoscenza di tragiche storie? E la
presenza di un piccolo circo montato o in Piazza Roma o nello spiazzo
di Via Agrigento? Il piccolo paese veniva animato da grida di gioia
di bambini in libertà per le strade orfane di automobili e prive,
naturalmente, di incidenti e, quindi, di pericoli.
Piccoli/grandi desideri tanto
desiderati e realizzati solo dopo parecchi giorni o mesi di attesa.
Quale grande gioia e quali e quante
emozioni nei nostri cuori in quel giorno di festa!
A questo punto possiamo dire che il
desiderio sia assolutamente padre dell'emozione. Ma è difficile che
le nuove generazioni nutrano ampia consapevolezza di ciò che le
emozioni possono offrire. Sono decisamente prive, e direi orfane di
desideri essendo stati bambini ai quali è stato concesso tutto,
molto prima di desiderare, senza aver prima desiderato.
Desiderio è ciò che manca, non
conquista di ciò che c'è. I genitori o i nonni delle nuove
generazioni imbottiscono di regali i loro bambini prima che questi li
abbiano chiesti, prima che questi arrivino a desiderarli. Quelli sono
doni o regali che hanno una brevissima durata; non li hanno
sicuramente soddisfatti perché non li hanno ovviamente desiderati. E
quando a un bambino si dà tutto, questi non si abitua a desiderare e
quindi non può provare o produrre emozioni.
Emozioni di festa negli occhi che
brillano di gioia per un paio di scarpe nuove regalategli in
occasione di una grande festa (Pasqua, Natale, compleanno); emozioni
di riconoscenza, di gratitudine verso i genitori che hanno permesso
al dodicenne Claudio di partecipare alla gita scolastica con i suoi
compagni di scuola e di classe e con i suoi professori in visita ai
Templi di Segesta. Una
visita e una gita che gli hanno permesso di imparare de
visu non solo la storia, l'arte, ma anche i diversi modi di
comportarsi con i compagni nuovi e con quelli dell'anno passato. C'è
sempre da imparare; si va sempre incontro a nuove emozioni. Grazie
alla gita, voluta, fortemente desiderata e, finalmente, conquistata!
In
filosofia “desiderio” viene ad essere uno stato di
affezione dell'io, consistente in un impulso volitivo diretto a un
oggetto esterno, di cui si desidera la contemplazione oppure il
possesso. La condizione propria al desiderio comporta, sovente, per
l'io sensazioni che possono essere dolorose o piacevoli, a seconda
della soddisfazione o meno del desiderio stesso. Dolore morale per la
mancanza della persona cara o dell'oggetto di cui si ha assolutamente
bisogno. Ma anche la gradevole e coinvolgente sensazione di poter
presto rivivere un momento o situazione in qualche modo piacevole. I
filosofi, sin dalle origini della filosofia, si sono domandati quale
spazio dare ai desideri. Le risposte sono molto varie e variegate.
Nel Fedone, Platone espone l'idea di una via ascetica; i
cirenaici, al contrario,
fanno della soddisfazione di tutti i desideri il bene supremo. Tutte
queste riflessioni conducono a stabilire numerosi 'distinguo', come
per esempio fa Epicuro nella classificazione dei desideri.
Egli mette al centro i concetti di piacere come bene, e del dolore
come il male. Per godere del benessere (atarassia), l'epicureo deve
applicare le regole del "quadruplo rimedio":
1) - non si devono temere gli dei; 2) - non dobbiamo temere la morte
perché quando ci siamo noi, lei non c'è; quando c'è lei, non ci
siamo noi; 3) - il dolore viene facilmente soppresso, oppure si
muore; 4) - il benessere è facile da ottenere. Così Epicuro
classifica i desideri: naturali e vani. Tra i desideri naturali
vengono collocati i necessari e quelli semplicemente naturali. Tra i
necessari: i desideri per il benessere (atarassia), quelli per la
tranquillità del corpo (protezione) e quelli per la vita
(nutrimento, riposo). Nella categoria dei desideri semplicemente
naturali vengono collocati quelli che riguardano la ricerca del
piacere. E nei desideri vani: gli artificiali (la ricchezza) e gli
irrealizzabili (desiderio d'immortalità).
Secondo
alcuni filosofi (Platone, Kant) la giustizia è la forma più alta di
bellezza, e dunque il desiderio o sete di giustizia è quello più
elevato. Per altri come Marx o Hegel il desiderio più elevato è
quello dell'uguaglianza. Per Friedrich Nietzsche il massimo desiderio
dell'essere umano è quello di diventare una persona che incarni il
concetto del superuomo.
Di gran lunga diverso il tipo di desideri per i giovani dei nostri
giorni. Il tutto dovuto all'avvento di vari e svariati nuovi stimoli.
La televisione, per esempio, fa e riesce a lievitare tanti desideri;
con essa la pubblicità, i sogni di vincite ultramilionarie, di
bellezza femminile perfetta, di fisici maschili atletici e muscolosi.
Sogni quasi sempre spenti dalla realtà. Ad maiora!
Francesco Mulè
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