Monforte
d’Alba (Cn)
Domani
inaugurazione della mostra di Pepi Merisio & Mario Dondero
di
Francesco Mulè
Nuovo
appuntamento con la fotografia alla Fondazione Bottari Lattes di
Monforte d’Alba (Cn), Via Marconi 16. È la volta di due tra i più
grandi protagonisti del fotogiornalismo italiano: Mario Dondero
(Milano, 1928), reporter militante, e Pepi Merisio (Caravaggio –
Bg, 1931), fotografo antropologo. Curata da Daniela Trunfio, la
mostra, dal titolo Pepi Merisio/Mario Dondero. Diario fotografico
inaugura la mostra dei due artisti domani, sabato 22 settembre, alle
18, e prosegue fino a domenica 28 ottobre. L’ingresso è gratuito,
con orari: da lunedì a venerdì, 14,30 – 17; sabato e domenica,
14,30 - 18,30. Per informazioni, tel. 0173/789282.
“Da
anni –spiega la curatrice della mostra Daniela Trunfio- si discute
sulla morte
vera o presunta del fotogiornalismo,
sul rapporto
tra immagine e informazione
e sul ruolo
del
fotoreporter nell’era del digitale
e
dell’evoluzione tecnologica
che concede a chiunque la possibilità di produrre immagini con il
cellulare, gli smartphone e altri supporti informatici. È per
riflettere su queste tematiche che la Fondazione Bottari Lattes ha
voluto realizzare una mostra che celebra due
grandi personalità del mondo dell’immagine e della fotografia di
testimonianza,
due figure che, pur nella loro diversità di percorso, rappresentano
la
forza che uno scatto ha in sé di raccontare una storia
al di là della parola. La mostra è costituita da una sessantina
di scatti in bianco e nero:
un estratto dell’immenso repertorio di due fotografi che hanno
percorso strade, visitato mondi, incontrato persone (dai contadini
agli intellettuali), utilizzando uno strumento visivo per scrivere
soprattutto pagine di storia italiana e non solo della fotografia.”
Nella
sala al primo piano della Fondazione i preziosi vintage
di
Pepi
Merisio e
al secondo piano una serie dei più noti ritratti
di
Mario
Dondero.
Fra le immagini in esposizione il ritratto di Paolo VI (Merisio,
1964). E poi ancora: la contadina della Valle Cogne che, nel periodo
della fienagione, trasporta sulle sue spalle e sul suo capo un enorme
cesto di stoffa colmo di fieno (Merisio, anni Cinquanta). Il percorso
fotografico di Pepi
Merisio
e di Mario
Dondero
ha in
comune
un periodo storico, gli
anni Cinquanta e Sessanta.
Mario
Dondero
invece scopre la fotografia come prezioso e necessario supporto alla
sua pratica di giornalista di nera
a Milano
Sera (anni
Cinquanta), per poi iniziare a vendere fotografia al settimanale Le
Ore
e abbandonare la scrittura per collaborare alle più importanti
testate, tra cui Il
Manifesto,
L’Unità,
L’Avanti,
Illustrazione
Italiana,
Newsweek
e
molte atre.
Le
scelte di Pepi
Merisio
si collocano in un preciso orizzonte: quello della cultura cattolica
fatta di fede, tradizione, conservazione delle abitudini antiche, un
po’ spiazzate alla fine degli anni Sessanta dall’avanzare del
nuovo. In quel nuovo
invece si immerge totalmente Mario
Dondero,
nomade curioso dei cambiamenti, frequentatore del mondo
intellettuale, e al quale la militanza partigiana nella Brigata
Cesare Battisti della Val d’Ossola, ha insegnato che
doveva essere antifascista per sempre, e battersi contro gli
oppressori, gli sfruttatori, i criminali.
Il
microcosmo
di
Merisio
è la cultura contadina e la tradizione popolare della nostra terra.
che costituiscono tutte le indagini che si soffermano su luoghi,
mestieri e ambienti che Merisio documenta non solo con l’occhio
attento del fotogiornalista, ma anche con quello dell’antropologo
che teme la scomparsa di quanto rimane della civiltà contadina.
Il
macrocosmo
di
Dondero
va dal Maggio Francese alla Grecia dei Colonnelli, alla guerre di
liberazione in Africa, alla Berlino pre e post caduta del Muro e poi
ancora Russia, Spagna, Portogallo, Cuba nell’attenta osservazione
della fotografia militante.
Pepi
Merisio,
nato a Caravaggio (Bergamo) nel 1931, comincia a fotografare da
autodidatta nel 1947. Progressivamente protagonista del mondo
amatoriale degli anni Cinquanta, è oggi considerato uno dei
principali fotografi italiani. Ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti
tra i quali: Premio Fermo Reportage Fotografico (Fermo, 1963), Premio
Nazionale Fotoreporter Italiani (Milano,1964), Premio Internazionale
Fotogiornalismo (Genova, 1965).
Nel
1964 pubblica sulla popolarissima rivista, il suo grande servizio Una
giornata col Papa,
avviando così un lungo lavoro con Paolo VI. Nel 2011 una sua opera
viene esposta nel padiglione Italia alla Biennale di Venezia.
Mario
Dondero,
figura leggendaria del Fotogiornalismo italiano, nasce a Milano nel
1928 da famiglia di origine genovese. Dopo aver partecipato
giovanissimo alla lotta partigiana in Val d'Ossola, pubblica nel
1951, il suo primo articolo su Il
Lavoro Nuovo
di Genova. Collabora successivamente con l'Unità,
Avanti!,
Le
Ore,
Cinema
Nuovo,
Settimo
Giorno,
Il
Mondo
e Milano
Sera.
Sono anni, questi, di scambio e amicizia con gli artisti e gli
intellettuali milanesi.
Si
trasferisce a metà anni Cinquanta a Parigi, dove rimarrà, in un
clima di scambio con i principali intellettuali della capitale e di
intenso lavoro per la stampa francese (Le
Monde,
Le
Figaro,
Le
Nouvel Observateur)
fino a fine anni Novanta (se si esclude una feconda parentesi romana,
dove frequenta personaggi come Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia e
Dacia Maraini).
Gli
anni Settanta sono una stagione di viaggi in tutto il mondo, per
realizzare reportage di impegno sociale e politico.
A metà degli anni Ottanta si trasferisce a Fermo. Il rientro definitivo in Italia è segnato dalla collaborazione con quotidiani e riviste (Il Manifesto, Diario, La Repubblica tra gli altri).
A metà degli anni Ottanta si trasferisce a Fermo. Il rientro definitivo in Italia è segnato dalla collaborazione con quotidiani e riviste (Il Manifesto, Diario, La Repubblica tra gli altri).
Nel
2008 l’Accademia di Belle Arti di Macerata gli conferisce il Premio
Svoboda al talento artistico. Nell’ambito di Spilimbergo Fotografia
vince il Premio Friuli Venezia Giulia Fotografia e il Premio Chatwin
a Genova. Moltissime sono le mostre personali e collettive che lo
hanno visto protagonista.
Info:
segreteria@fondazionebottarilattes.it
– tel. 0173/789282; galletto@salonelibro.it
– 011/5184268 int. 907 – 340.7892412. Francesco
Mulè
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