Lingue e dialetti in Sicilia
di Francesco Mulè
Volendo
parlare della Sicilia, riteniamo giusto e doveroso cominciare ad
affrontare per primo il problema della lingua e dei dialetti che sono
stati alla fonte della storia e dell’antropologia degli abitanti
dell’isola, tranquillamente e felicemente adagiata ai piedi dello
stivale Italia. La lingua
ufficiale, parlata in Sicilia, è l'italiano,
anche se la maggior parte della popolazione locale parla anche il
siciliano
che, malgrado venga riconosciuto come lingua, da parte dell'UNESCO,
dell'Unione
europea e di altre
organizzazioni internazionali, tuttavia non è stata mai tutelata né
dalla Regione Sicilia né dallo Stato Italiano. Il siciliano è
ritenuto lingua regionale dalla Carta europea che afferma che per
"lingue regionali o minoritarie si intendono le lingue che non
sono dialetti della lingua ufficiale dello stato".
La "Carta
Europea delle Lingue Regionali o minoritarie", approvata il 25
giugno 1992, è entrata in vigore il 1° marzo 1998 e firmata
dall’Italia, ma non ancora ratificata, il 27 giugno 2000.
Nell’isola siciliana sono, tuttora, presenti alcune minoranze
linguistiche e dialettali che, seppure poco numerose, vengono a
rivelarsi molto importanti. Il dialetto
gallo-italico
di Sicilia è un
dialetto altoitaliano che si diffuse nell’isola durante il periodo
normanno. Quando dei
rivoltosi misero a rischio il trono del re Guglielmo
il Malo, questi reagì,
sconfiggendo gli oppositori e, per mantenere il suo dispotico potere,
ha fatto venire dal nord Italia molti uomini, detti "lombardi"
a lui fedeli e li trapiantò in Sicilia.
Questa
minoranza è composta da dialetti alloglotti
con caratteristiche fonetiche decisamente settentrionali e
appartenenti alle parlate dei galloitalici
che parlano lingue
celtiche che si sono
diffuse in buona parte dell'Italia
Settentrionale. I
principali centri con la parlata galloitalica sono: Sperlinga,
Nicosia,
Aidone, Piazza
Armerina e Valguarnera
Caropepe in provincia di
Enna; Novara di Sicilia, Acquedolci, San
Fratello, San
Piero Patti, Tripi,
Fondachelli-Fantina
e Montalbano
Elicona in provincia di
Messina.
Un'importante
minoranza etnica
e linguistica
è quella storica albanese, chiamata arbëreshë
(gli albanesi d'Italia).
La lingua
di questa comunità, che vive in provincia di Palermo, nei comuni di
Piana
degli Albanesi, Contessa
Entellina e Santa
Cristina Gela, è
un'antica parlata strettamente imparentata all'albanese,
in modo particolare alla lingua parlata nel sud dell'Albania.
Il centro di questo territorio è costituito dalla cittadina di Piana
degli Albanesi, in cui si sono mantenute nel tempo tutte le
tradizioni albanesi. In oltre cinque secoli gli arbëreshë hanno
raggiunto importanti traguardi culturali e letterari. A Piana degli
Albanesi Lekë Matrënga, scrittore e sacerdote greco-ortodosso,
scrisse nel 1592
l’opera E Mbësuame e Krështerë,
la prima della storia letteraria albanese. Moltissimi altri
intellettuali a Piana degli Albanesi si interessarono della storia,
della lingua, delle tradizioni poetiche popolari. Un famoso
scrittore, Zef
Skirò, fu un grande
rappresentante della tradizione culturale e letteraria albanese di
Sicilia. Moltissimi poeti, saggisti, drammaturghi, linguisti e
professori di lingua e letteratura albanese sono docenti presso la
Facoltà di Lettere orientali dell’Università degli Studi di
Palermo. La lingua albanese, ancora oggi, viene mantenuta viva da
tutta la comunità e da istituzioni religiose
e culturali che contribuiscono assolutamente alla salvaguardia e alla
valorizzazione del prezioso patrimonio ereditato dagli antenati.
Quest’anno, 2012,
Messina è stato riconosciuto comune di minoranza linguistica greca.
A presto risentirci col prossimo numero della rivista per l’altra
“facciata” della Sicilia. Ad maiora!
Francesco
Mulè
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