giovedì 17 agosto 2017

Matteo Renzi si racconta in un'intervista di Mauro Favale a Vanity Fair - Francesco Mulè

Matteo Renzi si racconta in un'intervista di Mauro Favale a Vanity Fair

Dall'inchiesta Consip e dai rapporti con il papà Tiziano alla sconfitta referendaria e ai voltafaccia degli ex alleati. Ma anche i giochi con i figli e i rimproveri della moglie. L'ex premier si racconta in un'intervista a Vanity Fair: "Non lo immaginavo, ma la discesa dal carro è un momento spassoso"
Mauro Favale
08 agosto 2017
"QUANDO, qualche settimana fa, mio padre si è operato al cuore e l'ho visto sul lettino, in ospedale, ho pensato fosse colpa mia". Ancora gli strascichi del caso Consip, ancora il rapporto personale tra Matteo Renzi e suo padre Tiziano, coinvolto nell'inchiesta della procura di Napoli. A parlarne, in un'intervista a Vanity Fair in edicola domani, è il segretario del Pd che torna su una vicenda che, spiega, "fa male, molto male".

Mesi fa, attraverso alcune intercettazioni finite sui giornali, erano emerse le frizioni tra padre e figlio, con Renzi che sembrava dubitare della buona fede del papà. Frizioni che, assicura l'ex premier, non hanno lasciato tracce nel rapporto tra i due. Renzi racconta però i suoi sentimenti dopo l'operazione al cuore subita da Tiziano: "C'era mia madre con me e mi è sembrato di vedere nel suo sguardo lo stesso mio dubbio. Mi sono venute le lacrime agli occhi, ma le ho trattenute e nessuno si è accorto di nulla".

È convito che, alla fine di questa storia, "il procedimento contro mio padre sarà archiviato anche stavolta. Non c'è nulla, se non il cognome che porta. Ma saranno i giudici a decidere, io aspetto di sapere i nomi di chi ha falsificato le prove contro l'allora premier. Nessuno ne parla, ma a livello istituzionale questo è un fatto di una gravità inaudita". Nelle anticipazioni dell'intervista al settimanale, altri momenti 'personali' della vita dell'ex presidente del Consiglio, tornato a casa dopo i 1.000 giorni a Palazzo Chigi. Tre anni che hanno ridefinito gli equilibri interni alla famiglia: "È stata brava Agnese - racconta Renzi parlando della moglie - quando ha deciso che i nostri figli non sarebbero venuti a Roma. Io, all'inizio, non ero d'accordo, ma con il senno di poi le do ragione. Stare a Pontassieve ha consentito ai miei figli di vivere una vita normale. E avere, al massimo, solo qualche compagno che li prendeva in giro per il referendum o per la mia pronuncia inglese".

Ancora scorci di vita privata, del Renzi che rientrava a casa da Roma mettendosi a disposizione dei figli "per giocare alla playstation o fare solo cose divertenti". Atteggiamento "non educativo", secondo la moglie Agnese: "Diceva: non è che io sto sei giorni qui a spaccarmi la schiena e poi arrivi tu e fai lo splendido. Però ci sono stati anche momenti spiacevoli per me - prosegue il segretario Dem - per esempio quando i miei figli non mi volevano alle loro partite perché avevo 10 persone di scorta. Adesso che sono più spesso a casa faccio le cose normali che fanno tutti i papà, tipo mettere la sveglia alle 3 di notte per andare a prendere mio figlio dopo una festa. E non sentire la sveglia…". Infine,


 
i riflessi della sconfitta referendaria: "Li ho visti i leccaculo professionisti, potrei tenere un corso per riconoscerli. Non lo immaginavo, ma la discesa dal carro è un momento spassoso: quelli che prima ti adulavano smettono di salutarti. Ma è un gioco e io sto al gioco".


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