Pasqua dell’Ulivo, poesia di Francesco Mulè
Pasqua
dell’Ulivo
Alleluia
al Cristo ch’è risorto
Che la luce ha sparso ai cuori ardenti
Parla il Verbo sacro in bocca a tutti
Oggi i volti indossano la Pace
Che la luce ha sparso ai cuori ardenti
Parla il Verbo sacro in bocca a tutti
Oggi i volti indossano la Pace
Giorno
dopo giorno non è un sogno
Gaio l’uomo canta a ciascun uomo
E la terra odora d’innocenza
S’aprono i colori al cielo amico
Gaio l’uomo canta a ciascun uomo
E la terra odora d’innocenza
S’aprono i colori al cielo amico
E la
Pasqua scopre i sogni andati
Coglie il lieto evento il mondo intero
Parte della vita ognun si sente
E’ l’ulivo un dono tra le mani
Coglie il lieto evento il mondo intero
Parte della vita ognun si sente
E’ l’ulivo un dono tra le mani
Pasqua
per l’amore che si dona
Festa per la gioia in tutti i cuori
Pasqua che si vive in fratellanza
Inno a tutti i giorni di speranza
Festa per la gioia in tutti i cuori
Pasqua che si vive in fratellanza
Inno a tutti i giorni di speranza
Alleluia
al Cristo ch’è risorto
Alleluia all’uomo tutto nuovo
Giubilo d’estese voci in festa
Braccia tese ad abbracciar le stelle
Alleluia all’uomo tutto nuovo
Giubilo d’estese voci in festa
Braccia tese ad abbracciar le stelle
Vallecrosia,
11/4/09 – ore 13,02
Francesco Mulè
Francesco Mulè
Resurrezione
16/3/1966
Esulti
tanto in questo dì ogni cuore
e riapra le sue porte a un ciel di pace;
è sorto sì glorioso il Redentore,
è sorto il Ben sul mal ch’ognor soggiace.
Annunci al mondo intero oggi la Chiesa
il trionfo suo, la sua più grande festa
e le campane squillino a distesa,
cacciando il tentator in prigion mesta.
Si sente pur degli angeli il bel coro
che formano scendendo a noi dal cielo;
i riccioletti portan color d’oro,
sugli omeri sta posto un niveo velo.
Al coro lor si mischi il nostro canto
che svegli chi finor non s’è destato
e sia ad ognuno onor, ricchezza e vanto
allor che il male avrà da sé cacciato.
Sorgete: al ciel lo sguardo ognor levate!
È sorto il Signor nostro tutto lieto;
a Lui sì fiduciosi v’ammirate
e il dì vivrete voi cotanto cheto.
Sì nere nubi ha già fugato il sole,
si desta al suo apparire la natura;
sospiran pur le nostre belle viole
ché un’aria lor respirano più pura.
Volan pel ciel sì vaghe rondinelle
dicendo a tutti: “Il Redentore è sorto”;
e la novella spargono tra quelle
aride terre ove lo spirto è morto.
Vedete quanta immensità di bene
e quanto amore irradia il volto tutto.
Ci dice: “Scorra rosso per le vene
quel sangue che testé sapea di lutto”.
La pace e non l’abominata guerra,
perdòno e non l’orribile vendetta,
amor, non odio immenso in questa terra;
ciascuno all’altro mostri la via retta.
Correte voi e ditelo alla gente
che non ha fede in Lui ch’è nostro Padre;
correte e fate voi che finalmente
venga a saperlo la sua mesta Madre.
Che sia un ricordo gaio questo giorno,
che possa nel futuro rassodare
l’animo umano di mollezze adorno
e possa il lume accorto a Te levare!
Signor, sta’ a noi, com’oggi, sì vicino
e il frodator di Bene da te scaccia!
Signore, a ognuno mostra il tuo cammino
che devii dalla terra e da minaccia!
Diciamo al trionfatore nostro: “Evviva!
Del cor degli angel parte noi faremo;
abbiamo in Lui la fede sempre viva,
giammai si perirà, ma ognor vivremo!”
e riapra le sue porte a un ciel di pace;
è sorto sì glorioso il Redentore,
è sorto il Ben sul mal ch’ognor soggiace.
Annunci al mondo intero oggi la Chiesa
il trionfo suo, la sua più grande festa
e le campane squillino a distesa,
cacciando il tentator in prigion mesta.
Si sente pur degli angeli il bel coro
che formano scendendo a noi dal cielo;
i riccioletti portan color d’oro,
sugli omeri sta posto un niveo velo.
Al coro lor si mischi il nostro canto
che svegli chi finor non s’è destato
e sia ad ognuno onor, ricchezza e vanto
allor che il male avrà da sé cacciato.
Sorgete: al ciel lo sguardo ognor levate!
È sorto il Signor nostro tutto lieto;
a Lui sì fiduciosi v’ammirate
e il dì vivrete voi cotanto cheto.
Sì nere nubi ha già fugato il sole,
si desta al suo apparire la natura;
sospiran pur le nostre belle viole
ché un’aria lor respirano più pura.
Volan pel ciel sì vaghe rondinelle
dicendo a tutti: “Il Redentore è sorto”;
e la novella spargono tra quelle
aride terre ove lo spirto è morto.
Vedete quanta immensità di bene
e quanto amore irradia il volto tutto.
Ci dice: “Scorra rosso per le vene
quel sangue che testé sapea di lutto”.
La pace e non l’abominata guerra,
perdòno e non l’orribile vendetta,
amor, non odio immenso in questa terra;
ciascuno all’altro mostri la via retta.
Correte voi e ditelo alla gente
che non ha fede in Lui ch’è nostro Padre;
correte e fate voi che finalmente
venga a saperlo la sua mesta Madre.
Che sia un ricordo gaio questo giorno,
che possa nel futuro rassodare
l’animo umano di mollezze adorno
e possa il lume accorto a Te levare!
Signor, sta’ a noi, com’oggi, sì vicino
e il frodator di Bene da te scaccia!
Signore, a ognuno mostra il tuo cammino
che devii dalla terra e da minaccia!
Diciamo al trionfatore nostro: “Evviva!
Del cor degli angel parte noi faremo;
abbiamo in Lui la fede sempre viva,
giammai si perirà, ma ognor vivremo!”
Cattolica
Eraclea, 16/3/1966 – ore 23,36
Francesco
Mulè
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