Il caffè come benzina degli uffici
L Il caffè - a volte descritto come “la droga psico-attiva più utilizzata al mondo” - è la benzina degli uffici: sveglia e risveglia, energizza e migliora l’umore. Tutto ciò nonostante decenni e perfino secoli di critiche sotto il profilo della salute. Dal suo arrivo in Europa dal Medio Oriente, esiste un corrente di pensiero per cui è praticamente il beveraggio del Diavolo, la fonte di ogni male. Attorno alla metà del 17° secolo, quando il caffè raggiunse Marsiglia, uno studioso di quella città subito scrisse che “le particelle bruciacchiate che contiene esibiscono una violenta energia tale che, quando entrano nel circolo sanguigno attirano la linfa e prosciugano i reni”, con il risultato di causare “esaurimento generale, paralisi e impotenza”. In tempi più recenti, piuttosto che paralisi e impotenza maschile, i dubbi hanno perlopiù riguardato l’effetto della caffeina sul sistema nervoso e sul cuore. Tuttavia, nell’ultimo decennio c’è stato un ripensamento generale sulla sua utilità sanitaria. Secondo il nuovo “verbo riformista”, fa bene bere il caffè, anzi forse non se ne beve abbastanza… Una ricerca tedesca condotta da due biologi dell’Università di Düsseldorf, Joachim Altschmied e Judit Haendeler, dimostrerebbe per esempio che due tazze di caffè al giorno non bastano per proteggere il cuore (sì, “proteggere”). Bisognerebbe berne quattro… Secondo gli studiosi, quello è il livello di consumo necessario ad assicurare caffeina sufficiente per favorire l’assorbimento di una proteina denominata “p27” da parte delle cellule cardiache, migliorando l’efficenza del cuore. Altschmied aggiunge che: “È stato già dimostrato che quattro o più tazze al giorno riducono i rischi d’infarto, ictus e diabete”. Oltre a smentire i presunti pericoli cardiaci legati al caffè, altre ricerche recenti hanno associato il suo consumo alla riduzione del rischio di contrarre l’Alzheimer: altre ancora suggeriscono che la caffeina potrebbe rinforzare le difese del fegato contro la cirrosi epatica. Certo, il Kaffee tedesco o il simile beveraggio angloamericano non sono il caffè come lo si intende in Italia. Però, i progressi della scienza potrebbero forse finalmente cancellare un altro scempio italiano. Che fine farà “l’orzo in tazza grande” se non fa più male bere un caffè come si deve?
(Francesco Mulè)
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