Bigiotteria per confondere
Quando il coronavirus è apparso in Cina, imponendo l’obbligo della mascherina, c’è stata una certa curiosità in Occidente - non capivamo ancora che sarebbe presto toccato anche a noi - riguardo all’effetto sui sistemi di identificazione facciale molto usati nel Paese per la sorveglianza della popolazione. Avrebbero funzionato lo stesso, malgrado la maschera? La risposta, arrivata quando ormai avevamo anche noi altro a cui pensare, è stata: “Sì, non c’è problema”…
Simili tecnologie sono nei fatti comunemente usate anche da noi. L’esempio più familiare è l’algoritmo Deep Face sperimentato da Facebook per riconoscere automaticamente le foto degli amici man mano che vengono “postate”. Secondo l’azienda, funziona con un livello di precisione del 97,47%. Sistemi analoghi utilizzati dalle polizie di vari paesi occidentali per riconoscere i passanti per strada non arrivano a tanto - e molto probabilmente neanche quelli cinesi.
Comunque sia, non fa piacere a tutti l’idea di essere continuamente spiati, né dalla polizia, né dai social. La designer polacca Ewa Nowak ha pensato di provare a confondere gli algoritmi d’identificazione inventando ciò che lei chiama “face jewelry”, bigiotteria facciale. Ha provato vari modelli, ma quello di maggiore efficacia – battezzato “Incognito” - consiste in due cerchi di ottone che mascherano la linea degli zigomi insieme con un’altra striscia del metallo che arriva sulla fronte. Il tutto indossato come un paio d’occhiali.
La risposta della Nowak al problema di come riprendersi un po’ di privacy è stata premiata ad una recente edizione del Łódź Design Festival in Polonia. Però, quando la designer ha proposto di presentare diversi suoi progetti ad un’esibizione al Museo Nazionale cinese, i primi, degli innocui giochi ottici, sono stati accettati; Incognito invece è stato “fermamente” respinto.
(Francesco Mulè)
Nessun commento:
Posta un commento